martedì 18 aprile 2017

Recensione "Teorema Catherine" di John Green

Buon pomeriggio miei prodi. Fuori persiste il tempaccio degli ultimi giorni — alla faccia mia che poco tempo fa dissi che qua era sempre bello — e presa dallo sconforto ho deciso di buttarmi a capofitto nella lettura di questo deludente romanzo. Per consolarmi, però, ho ordinato su Amazon "Nel profondo della foresta" di Holly Black, sperando che si riveli una lettura migliore.




"Teorema Catherine"
di John Green


Editore: Rizzoli
Prezzo: €14,00
Genere: young adult, fiction
Trama: Da quando ha l’età per essere attratto da una ragazza, Colin, ex bambino prodigio, forse genio matematico forse no, fissato con gli anagrammi, è uscito con diciannove Catherine. E tutte l’hanno piantato. Così decide di inventare un teorema che preveda l’esito di qualunque relazione amorosa. E gli eviti, se possibile, di farsi spezzare il cuore un’altra volta. Tutto questo nel corso di un’estate gloriosa, passata con l’amico Hassan a scoprire posti nuovi, persone bizzarre di tutte le età, ragazze speciali che hanno il gran pregio di non chiamarsi Catherine.




Recensione


Conosco molto bene John Green, questo è il penultimo suo libro che mancava all'appello — manca anche "Let It Snow" — e con lui è stato un rapporto di amore-odio. "Colpa delle Stelle" è stata la prima volta che ho avuto tra le mani qualcosa di suo, visto che mi piacque, lessi anche "Cercando Alaska" subito dopo. Il secondo merita più del primo, a parere mio, ma si erano rivelati entrambi letture piacevoli. "Città di carta" fu una tragedia, ma di quelle colossali, ed è per questo che comprai anche "Teorema Catherine", per concedergli un'altra chance.

Avete presente quando cominciate un libro, all'inizio vi annoia, ma tenete duro perché sapete che poi migliorerà? Ecco, in questo romanzo non succede. Ciò che lo rende incompleto all'inizio rimane fino alla fine: la mancanza di trama.
Colin è un personaggio quasi privo di personalità e spessore, è un genio ed allo stesso tempo non lo è, è strano, ma non così tanto, è disperato perché rientra nella categoria Mollati, ma sembra che faccia di tutto per essere tale. Cosa più inquietante di tutte: ha avuto diciannove storie con delle Catherine, nome di cui è ossessionato.

Nel libro ci racconta come sia affranto dall'ultima rottura con C-19, motivo per il quale parte, dopo il diploma, insieme all'amico Hassan in un viaggio on the road. Colin dovrebbe essere un semi-genio, un bambino prodigio, ma a parte quando anagramma le parole o cita le sue conoscenze sui presidenti, sembra proprio il contrario. Certe volte sembra non afferrare le cose subito, sembra terrorizzato da tutto, ci viene raccontato che è uno sfigato, ma nonostante ciò ha avuto diciannove relazioni. Diciannove, solo a me pare strano che uno sfigato abbia avuto così tante fidanzate?
Oltretutto, non è solo il numero spropositato di amori ad essere surreale, lui parla di averle amate quasi tutte, così senza una spiegazione razionale. Stavano insieme da poche ore e lui ne era innamorato perso. Tanto innamorato che pochi mesi dopo ne trovava un'altra e si innamorava perdutamente di nuovo.

Il vero problema del romanzo, però, non è Colin, per quanto la sua presenza mi abbia seccato per tutto il libro, ma è la mancanza di avvenimenti. Pensavo che nel viaggio on the road qualcosa sarebbe successo, invece alla prima tappa di fermano e rimangono lì. I personaggi che incontrano sembrano tutti uguali, privi di carattere e di importanza per la trama.
In questo libro non succede niente, ma proprio niente. E quelle due cose che dovevano essere "interessanti" le ho trovate molto buttate lì e poco approfondite. L'unico particolare che viene spiegato, in modo eccessivo, è il teorema Catherine. Alla fine non si parla di altro per tutto il libro se non: delle diciannove Catherine, del teorema, dell'amore di Colin per C-19 e della genialità di quest'ultimo. Trama inesistente, che si scopre essere deludente e noiosa per buona parte della lettura.
Stento ancora a crederci che in così tante pagine e parole non sia successo niente. Niente di importante, di rilevante, di profondo o in qualche modo coinvolgente per il lettore.
Leggere questo libro è stata una perdita di tempo, non mi lasciato nulla. L'apatia totale.

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